Palio del Niballo

Nel Medio Evo, durante le pause fra le molteplici guerre che si combattevano in quei tempi nella Romagna, la popolazione non seppe mai rimanere inerte, sollecitata com’era dal desiderio delle contese, delle giostre e dei tornei, ai quali la partecipazione del popolo in funzione di attore e spettatore, fu sempre totale e appassionata.

Il fine puramente addestrativo, in preparazione di nuove battaglie, non fu del tutto determinante perché su di esso ebbe sempre il sopravvento la naturale tendenza popolare ad esibirsi, a cimentarsi in leale contesa, per cui l’arte di torneare, unita all’abilità nel cavalcare, raggiunse forme di grande risonanza.

I tornei assunsero tutti gli attributi di grande spettacolo specialmente nel periodo della Signoria Manfrediana, epoca in cui memorabili giostre furono eseguite in onore di alte personalità ed epoca durante la quale venne codificata, negli Statuti faentini del 1410, la regolamentazione del palio.

Hebbe per antichissima consuetudine
questo nobile pubblico di proporre ogni anno
un premio per invitar la gioventù ad esser assai presta
nelli atrezzi cavagliereschi …
Al qual effetto si faceva piantar sulla piazza il saracino
ovvero Aniballo et correre longa un carrera di cavalli