La Sala degli Angeli è forse la parte più antica della Commenda. Prende il nome dalle testine d’angelo in cotto poste sotto gli archi, ai quattro angoli bucrani in cotto. Nelle lunette sono stati rinvenuti tracce di affreschi di varia epoca. Interessanti i resti di alcuni silos per la conservazione di alimenti ritrovati nel pavimento. Questa sala viene adibita per mostre, conferenze e attività culturali. Un’altra saletta conserva un soffitto ad ombrello con affresco centrale. Nella chiesa della Commenda fu Fra’ Sabba che nel 1533 fece realizzare il grande affresco del catino absidale a Girolamo da Treviso, di passaggio a Faenza. In questa, che resta l’opera d’arte più affascinante della Commenda, compaiono – inquadrate in una prospettiva architettonica di raffinato gusto rinascimentale, con paesaggi di sfondo – tre donne (la Vergine con Bambino e San Giovannino, S. Maria Maddalena, con ai piedi l’unguento del Sepolcro, e Santa Caterina d’Alessandria con la ruota dentata simbolo del suo martirio): ad adorarle, sulla sinistra, inginocchiato, sta lo stesso Fra’ Sabba in “divisa” da frate guerriero: casacca rinascimentale, elmo e spada. L’altra opera importante è sulla parete di sinistra e consiste in un affresco monocromo, delicatissimo, con Fra’ Sabba ormai vecchio, presentato da San Giuseppe (patrono della buona morte) alla vergine, mentre a sinistra stanno il Battista e la Maddalena. Sotto, in pietra nera, c’è la sua lastra tombale, con commovente epigrafe latina da lui stesso composta e, ai lati, le figure allegoriche della Pietà e del Silenzio. L’opera è del forlivese Francesco Menzocchi e databile a poco prima del 1554, anno di morte di Fra’ Sabba. Sulle pareti ci sono anche interessanti frammenti di affreschi di scuola locale trecentesca.